SGUARDI OPACHI fotografie di Carmelo Poidomani

Mostra fotografica Milano
8 maggio 2014

Fare fotografia, oggi, è alimentare il flusso quantitativo di immagini che corrompono la nostra attenzione per catturarne un interesse fugace, alle quale attribuiamo connotazioni, definizioni conseguenti alla quantità di visioni che le hanno precedute, che sono cadute in un oblio temporaneo. Teniamo le immagini riposte in un archivio mentale estremamente labile, pronte a essere consultate per categorie di provenienza, di appartenenza, direttamente connesse al grado emozionale che il tragitto delle visioni ha prodotto in noi.
Quello di Carmelo è uno sguardo periferico, è un registrare visioni attraverso la coda dell’occhio. Tra il soggetto e l’immagine c’è uno scarto, c’è una pausa, c’è il recupero di tempi “umani” che diventano “fotografici”, tra un fiore secco e una foto, tra il fotogenico e il rappresentabile di Carmelo c’è lo spreco, proprio ciò che avanza, che non entra in un progetto. Ecco allora fornito il “soggetto” per lo scatto, smarritosi nella logica della progettualità contemporanea. E’ come un respiro lungo che ti riporta alla realtà, un intravedere la storia delle cose, un’ontogenesi.
Il titolo della mostra trae riferimento da un’esperienza didattica di Luigi Ghirri, dove si acquisisce la consapevolezza che fare fotografia è un percepire opaco, l’immagine si forma e si rivela al buio, anche se utilizza materiali trasparenti.  L’Opaco di questi lavori di Carmelo è l’avere indagato la natura fluida e trasparente dell’acqua nei suoi diversi stati, nei microcosmi all’interno dei quali la sua presenza è percepita in modo ambiguo, aperto, ubiquo nel creare superfici e piani di realtà ingannevoli con i suoi riflessi.
Quello di Carmelo è un procedere alimentato da osservazioni verso il minimo, il minore, dimensionalmente posto a paradigma dei grandi sommovimenti naturali, dove il risultato sgomita fra la tangibilità delle forme nell’essere riconosciute e un’allusione formale alle diverse “maniere artistiche” che allontanano l’immagine dalla condizione di mimesi.
 L’immagine sopravvive in uno stato di sospensione fra i “plurimi” di Emilio Vedova, un cosmo che non riesce a ordinare i suoi elementi e lo stupore dei primi fotografi pittorialisti come Bourne e Schepherd nell’imbattersi in una cascata ghiacciata.  
Nella serie “forme dei corsi d’acqua” le piccole increspature perdono la loro trasparenza su fondi neri che azzerano qualsiasi profondità, qualsiasi distanza, senza concessioni allo sguardo, costretto a un ripiegamento verso le parti dell’immagine dove il soggetto costruisce le sue mutevolezze. Nell’attraversare lo spazio che la rappresenta, l’acqua di Carmelo allude a gesti umani espressi attraverso un fare pittorico, dove la verità astratta si confonde con la realtà fotografica.
La “neve nel suo disciogliersi” è fatta di corpi informi, trasparenti, che si concedono nei contorni a un blu violaceo, figlio di una temperatura che diventa colore. Sembra perdano consistenza sotto i nostri occhi, immortalati nel loro veloce processo di scioglimento, assorbiti dal nero che li contiene, perdendosi in un’opacità che non concede ulteriori sopravvivenze. Fermati in uno stadio intermedio, non fanno percepire la loro forma iniziale, smussate nel loro liquefarsi, danno vita ad apparenze ignote e inedite, come nei quadri informali di Fautrier quando inseguono l’ossessione di rappresentare il corpo del fratello ucciso.
La fotografia affonda le radici nel bisogno di un individuo di fissare le proprie visioni, l’oggettivare senso nel vedere. Nuove sono le forme, i modi del fare, tra il nuovo e l’eterno ci corre l’individuo che è nuovo sempre.

Angelo Barone

inaugurazione giovedì 8 maggio 2014 ore 18,00

la mostra è visitabile su appuntamento (02 76002414)
dal 9 maggio al 6 giugno
 
STUDIO GALIMBERTI
Via Archimede 5 • 20129 Milano

sponsor dell'evento: Best italian interiors, BOMA studio, Dolceria Bonajuto, Polara, Thalass